Uso improprio di farmaci: antibiotici e analgesici narcotici ai primi posti

farmaci(Reuters Health) – Antibiotici e analgesici narcotici per il trattamento del dolore cronico sarebbero in cima alla lista dei farmaci che vengono prescritti in modo inappropriato e che potrebbero fare più danni che dare benefici, almeno secondo un’indagine condotta tra i medici americani. Al secondo posto della classifica, invece, ci sarebbero le cure aggressive in pazienti con basse aspettative di vita.

Per l’indagine, condotta online su 1.582 medici, è stato chiesto di indicare i trattamenti utilizzati di consueto, nonostante le raccomandazioni da parte delle linee guida nei confronti di un uso sconsiderato di certe terapie. Al primo posto della lista sono finiti gli antibiotici, con il 27% dei medici che li ha identificati come un problema comune in ambito di prescrizioni inappropriate. Al secondo posto tra i farmaci, ci sono gli analgesici e gli oppioidi, almeno secondo il 7,3% dei medici intervistati.

Al secondo posto dopo gli antibiotici è stato indicato, dall’8,6% dei medici intervistati, l’abuso di cure aggressive in pazienti con limitata aspettativa di vita. Queste cure comprendono i sondini per l’alimentazione, l’intubazione o le terapie per prevenire complicanze a lungo termine, come la dialisi o procedure cardiache invasive o la chemioterapia nei pazienti con tumore in fase avanzata o con metastasi.

Circa il 5% dei medici ha, inoltre, indicato l’uso di integratori a base di vitamina D, niacina, olio di pesce, calcio, multivitaminici e con acido folico. E quasi il 5% ha indicato l’abuso di statine e altri farmaci per abbassare i livelli di colesterolo negli anziani o per prevenire problemi cardiaci. Altri interventi riportati dai medici sono stati le procedure cardiache invasive, le terapie antidiabetiche diverse dalla metformina e l’abuso di farmaci noti come bifosfonati per trattare l’osteoporosi, oltre che il controllo inappropriato della pressione sanguigna.

“Abbiamo bisogno di cominciare a concentrarci sul valore delle cure – ha dichiarato alla Reuters Health Amir Qaseem, vice presidente della politica clinica dell’American College of Physicians -. E non è solo una questione di soldi. Il valore della terapia si calcola quando si guarda ai benefici e ai danni, insieme ai costi”, ha sottolineato l’esperto. “Per esempio, la terapia per l’HIV è molto costosa, ma data la sua efficacia non importa il prezzo. Gli antibiotici, invece, possono essere anche molto economici ma possono perdere ancora più valore dal momento che spesso non sono necessari”, ha spiegato Qaseem.

Questi risultati suggeriscono che molti internisti non condividono il concetto di evitare cure di basso valore, ha dichiarato David Levine, ricercatore al Brigham and Women’s Hospital e alla Harvard Medical School di Boston, che non era coinvolto nell’indagine. Tuttavia, “i medici che non seguono le linee guida possono avere o meno buone ragioni per farlo. Le linee guida, infatti, potrebbero non essere applicabili al paziente che hanno di fronte”, ha sottolineato.

Allo stesso tempo, i pazienti non devono vergognarsi di mettere in discussione le scelte dei medici, ha precisato Sharon Levine, vice presidente esecutivo della The Permanent Federation al Kaiser Permanente in California. “Ognuno dovrebbe essere tranquillo di chiedere al medico spiegazioni sulla terapia prescritta, domande che promuovono un sano dialogo sulla probabilità che una terapia sia di effettivo valore per il paziente”, ha concluso Levine.

Lisa Rapaport

Annals of Internal Medicine, online December 5, 2016

(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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